APPLICAZIONI TERAPEUTICHE DEL BERGAMOTTO

(dr. Giorgio Retez)

BERGAMOTTO COME ESSENZA

Chi scrive adopera, nel suo ambulatorio, da circa mezzo secolo, l’essenza dibergamotto, pura, per l’antisepsi delle ferite più o meno superficiali.

La scelta dell’olio essenziale di bergamotto in sostituzione della tradizionale tintura di jodio è stata determinata dai seguenti motivi tutt’ora validi:

A) La tintura di jodio, applicata sulla ferita, brucia mentre l'essenza di bergamotto non solo non provoca bruciore ma, al contrario, svolge azione alquanto anestetica;

B) La guarigione della ferita per la cui disinfezione è stata adoperata tintura di jodio non ha luogo in tempo breve e senza alcuna complicazione ossia con una risoluzione diretta o, come suol dirsi, chirurgicamente parlando, "per prima intenzione" ma "per seconda intenzione" ossia dopo un periodo più o meno lungo, con gemizio della ferita e con formazione di "crosta".

La guarigione della ferita trattata invece con essenza avviene in tempi molto più abbreviati, quasi sempre senza secrezione alcuna, e né, pertanto, sotto crosta; il ripristino dell'integrità dei tessuti in sede di lesione è completo, la guarigione della ferita avviene dunque per prima intenzione!

C) La tintura di jodio ha un odore abbastanza sgradevole, l'essenza è un profumo!

Non è da sottovalutare l’azione leggermente emostatica dell'essenza nelle ferite in genere ed emostatica al completo nelle abrasioni e nelle ferite superficiali.

E’il caso di ricordare ancora che, in passato, non molto rara evenienza erad’imbattersi in soggetti che svenivano a causa dell’odore emanato dalla tintura:si trattava per lo più di bambini emotivi, neurolabili, o di persone adulte, stressate per la fatica e, talora purtroppo, anche per la fame. Orbene non era eccezionale il caso che il sanitario vi ponesse rimedio applicando sotto il naso del paziente svenuto, un batuffolo di cotone imbevuto d’olio essenziale di bergamotto, che grazie alla sua stimolazione, in via riflessa, sui centri vasomotori, quasi immediatamente, dava luogo alla ripresa completa dei sensi.

Frequente è l’uso dell’essenza di bergamotto, con risultati sempre positivi, nelle malattie di natura reumatica ed artrosica ove viene adoperato, di norma, per frizione. Notevole vantaggio, in particolare, si può ottenere nelle forme di artrosi cervicale, anche in quelle ove il quadro radiologico è abbastanza severo e le altre terapie poco efficaci: cicli di cura per 15 giorni l'anno con frizioni di essenza al collo ed alla nuca, accompagnate da facili esercizi da praticare presso il proprio domicilio. Ogni ciclo, ripetuto a distanza di un anno, preferibilmente nei mesi di ottobre - novembre e per due - tre anni consecutivi, può lasciare liberi dalla sintomatologia dolorosa per anni, dopo che detta terapia è stata praticata come sopra descritto.

I preparati farmaceutici a base di bergamotto per l’igiene intima, per le affezioni dell'apparato respiratorio, acute e croniche, sono ben note.

Al "Forlanini" di Roma, almeno in passato, veniva usato per aerosol nelle bronchiti putride in particolare modo. Sempre al "Forlanini" sono stati svolti molti lavori (Prof. Romano, Dott. Barbaro, Prof. Bazzicalupo) con i quali si è potuto dimostrare l’efficace azione battericida sul bacillo di Koch dell'essenza di bergamotto anche in soluzioni poco concentrate ed in un lasso di tempo assai breve.

Indicazione trova ancora l'essenza di bergamotto nelle varie forme micotiche della cute (escluso il viso) e delle unghie (onicomicosi) in associazione ad altre sostanze quali l’acido salicilico e lo jodio metalloide.

Particolarmente efficace è l’essenza nell’epidrosi dei piedi, pura o diluita in alcool.

Coadiuvata dall’irradiazione solare o dalla lampada a raggi ultravioletti, con le dovute precauzioni, può essere utilizzata, viso escluso, nella vitiligo.

Buoni i risultati che si ottengono con l’essenza di bergamotto opportunamente associata ad altre sostanze, nell’alopecia areata, tanto più positivi quanto più precocemente venga intrapresa la terapia ed in particolare nell’alopecia che ha assunto, sul vertice del cuoio capelluto, quell’aspetto che volgarmente viene detto "a luna".

Non siamo in grado, al momento, di poter assicurare quanta influenza possa avere l’essenza nel ridurre l’iperplasia del tessuto di granulazione; ci portano a prenderla in considerazione alcuni casi occorsi in ambulatorio allo scrivente: riguardavano ferite che prima di essere trattate avevano messo in evidenza una tendenza alla cicatrizzazione in senso cheloideo (iperplastico).

Una conferma comunque potrebbe essere data nel frattempo dal fatto che nessuna delle numerosissime ferite trattate nel tempo con essenza di bergamotto abbia riparato con cicatrice esuberante e tanto meno in senso cheloideo. Sicuramente non saranno mancati fra costoro, soggetti che disponessero nel tessuto connettivo dermico di un esubero di collageno, se non di tutte le molecole che in tale evenienza entrano in gioco. Come si sa, difatti, esistono, tra i vari soggetti, quelli che riparano nel senso di cui stiamo parlando e soggetti nei quali le ferite vengono riparate con difetto di tessuto di granulazione: questi ultimi possono andare incontro a sventramenti (erniazioni laparoceli) per lassità dei tessuti sulle varie pareti del corpo a causa di un errore genetico che vede in questi casi tutte le principali molecole del tessuto di sostegno - protroglicani, glicoproteine di struttura, collagene, elastina - in difetto, laddove, come nelle smagliature della cute, a difettare è solo la elastina. Se quanto sin'ora detto, trovasse piena conferma (un collega di chirurgia plastica ha accettato di prendere in considerazione nella sua attività specialistica queste asserzioni) sarebbe il caso di ritenere che praticamente l’essenza di bergamotto verrebbe a comportarsi non tanto diversamente dai cortisonici (triamcinolone) che come sappiamo, per infiltrazioni intralesionali, nelle cicatrici cheloidi, sarebbero i soli capaci ad agire in tali lesioni mediantel’azione dello steroide sul collageno.

Tralasciamo qualche altra applicazione ormai non più in uso ma molto utilizzata in passato soprattutto nelle pediculosi ed in particolare nelle varie localizzazioni del corpo, pubiche ed extra, (ascelle, ciglia e sopracciglia). E’stata adoperata per tale parassitosi come rimedio unico sino all’avvento del DDT.

Ma ora che quest’ultima sostanza dall'efficacia indiscussa è stata bandita dal commercio non pare che vi siano altri rimedi tanto validi quanto innocui alla salute. Anche l’abitudine di versare le 30-50 gocce di olio essenziale di bergamotto nella vasca da bagno dalla quale si usciva ben profumati ma altrettanto tonificati è venuta meno.

Ricordiamo qui alcune testimonianze letterarie sull’uso e l’effetto tonificante dell’essenza di bergamotto.

Giuseppe Tomasi di Lampedusa ne "Il Gattopardo" ne riporta la abitudine all’uso del suo personaggio, don Fabrizio Corbera, principe di Salina, nel seguente brano del primo capitolo, che si riporta per intero per meglio inquadrare luoghi e contesto storico:
<<La mattina dopo, il Principe in veste da camera fiorata si radeva dinanzi allo specchietto. Bendicò poggiava il testone pesante sulla sua pantofola. Mentre si radeva la guancia destra, vide nello specchio, dietro la sua, la faccia di un giovanotto, un volto magro, distinto, con un’espressione di timorosa beffa. Non si voltò, e continuò a radersi.
"Tancredi, cosa hai combinato la notte scorsa?"
"Cosa ho combinato? Niente di niente: sono stato con gli amici. Una notte santa. Non come certe conoscenze mie che sono state a divertirsi a Palermo."
Il Principe si applicò a radere bene quel tratto di pelle difficoltoso fra labbro e mento. La voce leggermente nasale del nipote portava una tale carica di brio giovanile che era impossibile arrabbiarsi; sorprendersi, però, poteva essere lecito. Si voltò e con l’asciugamani sotto il mento guardò il nipote. Era in tenuta da caccia, giubba attillata e gambaletti alti. "E chi erano queste conoscenze, si può sapere?" "Tu zione, tu. Ti ho visto con questi occhi al posto di blocco di villa Airoldi, mentre parlavi col sergente. Belle cose, alla tua età! e in compagnia di un reverendissimo! I ruderi libertini!" Attraverso le strette fessure delle palpebre gli occhi azzurro-torbido, gli occhi di sua madre, i suoi stessi occhi lo fissavano ridenti. Il Principe si sentì offeso: questo qui veramente non sapeva a che punto fermarsi, ma non aveva l’animo di rimproverarlo; del resto aveva ragione lui. "Ma perché sei vestito così? Cosa c'è ? Un ballo in maschera di mattina? Il volto di Tancredi assunse una inaspettata espressione virile.
"Parto, zione, parto fra un’ora. Sono venuto a dirti addio".
Il povero Salina si sentì stringere il cuore. "Un duello?"
"Un duello con Franceschiello Dio Guardi. Vado nelle montagne a Ficuzza; non lo dire a nessuno. Si preparano grandi cose."
Il Principe ebbe una delle sue visioni: una scena crudele di guerriglia, ed il suo Tancredi per terra, sbudellato come quel disgraziato soldato. "Sei pazzo, figlio mio. Andare a mettersi con quella gente. Sono tutti mafiosi e imbroglioni. Un Falconieri deve essere per il Re". "Per il Re, certo, ma per quale Re?"
Il ragazzo ebbe uno di quei suoi accessi di serietà che lo rendevano impenetrabile e caro . "Se non ci siamo anche noi, quelli ti combinano la repubblica.
Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi. Mi sono spiegato?" Abbracciò lo zio. "Arrivederci a presto. Ritornerò col tricolore."
.....Questo era il figlio suo vero. Il Principe si alzò in fretta, si strappòl’asciugamani dal collo, frugò in un cassetto. "Tancredi, Tancredi, aspetta!" Corse dietro il nipote, gli mise in tasca un rotolino di once d’oro e gli premette la spalla. Quello rideva. "Sussidi la rivoluzione, adesso! Ma grazie, zione, a presto; e tanti abbracci alla zia." E si precipitò giù per le scale. Venne richiamato Bendicò che inseguiva l’amico riempiendo la villa di urla gioiose, la rasatura fu completata, il viso lavato. Il cameriere venne a calzare e vestire il Principe. "Il tricolore! Bravo, il tricolore! Che cosa significa questo segnacolo geometrico, questa scimmiottatura dei francesi, così brutto in confronto alla nostra bandiera candida con al centro l’oro gigliato dello stemma?" Era il momento di avvolgersi attorno al collo il monumentale cravattone di raso nero. Operazione difficile durante la quale i pensieri politici era bene venissero sospesi. Un giro, due giri, tre giri. Le grosse dita delicate componevano le pieghe, appuntavano sulla seta la testina di Medusa con gli occhi di rubino.
Il cameriere si sollevò sulla punta dei piedi per infilare la redingote;
gli porse il fazzoletto con le tre gocce di bergamotto. Le chiavi, l’orologio con catena, il denaro se li mise in tasca da sé. Si guardò allo specchio: non c’era da dire: era ancora un bell’uomo.
Il passo vigoroso faceva tinnire i vetri dei saloni che attraversava. La casa era serena, luminosa e ornata; soprattutto era sua. Scendendo le scale, capì.
se vogliamo che tutto rimanga com’è ...." Tancredi era un grande uomo: lo aveva sempre pensato>>.
 

**********
 

Dacia Maraini nel suo recente (1994) romanzo, "Voci", ne parla nei seguenti passi riferendosi ad un suo personaggio femminile piuttosto depresso:
<<Non sapendo che dire mi prodigo col caffè, coi biscotti, ma Ludovica non ne vuole sapere. Poi, improvvisamente, mi chiede:"C’è l'ha un profumo?".
"Si, credo, vado a vedere."
Torno con una boccetta panciuta, in cui oscilla un poco di liquido verdognolo. Lei prende la boccetta dalle mie mani, tira su il tappo di vetro smerigliato e se lo porta al naso socchiudendo gli occhi. Come per incanto le lagrime le si seccano sulle guance, le labbra le si increspano in un impercettibile delicato sorriso.
"Essenza di bergamotto" dice,"posso versarmene un poco?"
"Certo."
Solleva una mano a conca e vi rovescia dentro un poco di quel liquido verdino.....Con gesti infantili Ludovica si apre un bottone del corpetto e si passa un poco di profumo sul petto e sul collo, spargendo un leggero sentore di olive e limone verde.
"Ora va meglio, grazie" dice pigramente.
....Si morde un labbro. Ha l’aria così infelice che le porgo istintivamente la boccetta del profumo perchè le dia un poco di sollievo. Lei la prende fra le dita,se la porta al naso e aspira a lungo, profondamente come fosse una droga.
"I profumi sono la mia consolazione.....">>.
 

*************

*************
 

E’appena il caso di accennare infine a quella gamma di prodotti ormai consacrati dall’uso che in confezioni o da toilette o da farmaco vero e proprio, servono parimenti alla tutela della salute: intendiamo parlare delle lozioni antiforfora, contro la caduta dei capelli, dei saponi ad alto potere disinfettante, dei dentifrici, etc. etc.
 

BERGAMOTTO COME FRUTTO

Una volta estratta l’essenza, del frutto di bergamotto rimangono da utilizzare: il succo o "agro", la corteccia o mesocarpo e l’endocarpo. Dalla buccia o scorza si estrae la pectina impiegata tanto nell’industria farmaceutica quanto in quella alimentare. Estratto il succo, meso ed endocarpo danno luogo ad una pasta chiamata commercialmente "pastazzo", non trascurabile alimento per il bestiame domestico, reso ancora più prezioso per la sua disponibilità in qualsiasi momento dell’anno essendo possibile conservarlo a lungo se opportunamente trattato.

Il succo di bergamotto trova netta indicazione per la prevenzione e cura di diverse malattie: l’alto contenuto di vitamina C, di flavonoidi ed in particolare di vitamina P, lo rendono particolarmente utile nelle alterazioni dei capillari con fragilità ed aumento della permeabilità, quali si riscontrano nelle nefropatie, in particolare quelle diabetiche, nelle flebopatie ed in alcune discrasie ematiche.

I flavonoidi più rappresentati nell’agro" sono l’esperidina, la eridiotiotina, la maringina e l’ariantiamarina. La miscela dei due flavoni, esperidina ed eridiotiotina da luogo a quello che è stato chiamato in passato "fattore P" o "citrina" o "vitamina della permeabilità" o vitamina P. Questo fattore o vitamina P è stato considerato una covitamina in quanto conferisce alla vitamina C maggiore effetto nelle sue proprietà sia per quello che riguarda la resistenza sia per la permeabilità capillare. Appare pertanto chiaro quanto più efficace debba essere l’azione terapeutica del succo di bergamotto di fronte alla semplice vitamina C sintetica, ossia preparata in laboratorio, nelle suddette forme morbose ed in particolare nei casi in cui occorre agire principalmente per correggere l’alterata permeabilità capillare. La capacità posseduta dalla vitamina P di correggere la fragilità dei piccoli vasi appare ormai accertata, mentre non risulta ancora chiaramente dimostrato con quale meccanismo ciò avvenga, se per un effetto vitaminico vero e proprio o per particolari proprietà, quale possa essere quella antistaminica o di protezione nei confronti dell’epinefrina.

Tutte queste premesse sulle funzioni assegnate all’acido ascorbico o vitamina C ed alla vitamina P o fattore della permeabilità, ci rendono abbastanza convinti della vera efficacia che l’uso alimentare del succo di bergamotto esercita, soprattutto in fase preventiva, nelle malattie del microcircolo che tanto frequentemente ricorrono nella patologia umana: intendiamo parlare del gruppo delle malattie venose e delle glomerulopatie in particolare, senza affatto sottovalutare le vasculopatie che ricadono nel territorio sia cerebrale che coronarico. Il problema assume significato particolarmente interessante ma non poco preoccupante se si considera che ben 250.000 km circa di microvasi sono distribuiti nel corpo di ogni persona e di cui già soltanto ai 4 milioni di glomeruli renali ne spettano 100 km.

Dobbiamo, pertanto, apertamente riconoscere che nonostante la sua elevata diffusione, la patologia del microcircolo è stranamente sottovalutata se si pensa poi che ben il 50% delle donne soffre di queste turbe agli arti inferiori con una sintomatologia soggettiva ed obbiettiva tutt’altro che insignificante! Frequenti sono difatti i segni clinici rappresentati da: gonfiore alle caviglie e sensazione di pesantezza (52%), seguiti da evidenziazione di venuzze e capillari (48%). Non si tratta di disturbi transitori o di semplici inestetismi destinati a scomparire nel tempo ma delle prime avvisaglie cliniche di una compromissione del microcircolo: l’insufficienza venosa in fase preventiva! E’a questo punto che le strutture anatomiche parietali ed extraparietali dei piccoli vasi vanno incontro a profonde modificazioni morfofunzionali. La perdita della corretta funzionalità endoteliale comporta un’alterazione dei normali scambi emotissutali e la formazione di edemi mentre con la scomparsa dell’integrità della sostanza connettivale vien meno la sua funzione di sostegno ai vasi che, dilatandosi e sfiancandosi, incrementano la fuoruscita di liquido. L’edema che così si forma favorisce, a sua volta, l’aumento della permeabilità endoteliale e della stasi microcircolatoria, mentre, ipossia ed accumulo di sostanze tossiche che ne conseguono, causano danni irreversibili al distretto microcircolatorio. Appare evidente, quindi, dopo quanto abbiamo detto, che la terapia debba essere attuata ancor prima che si pervenga allo stato varicoso vero e proprio. Si ha ora chiaro che la vitamina C e la vitamina P espletano la loro azione sui due fronti del microcircolo, parietale, a livello endoteliale, ed extraparietale, sul manicotto perivasale. L'effetto extraparietale sul manicotto perivasale è esercitato dalla vitamina C che con la sua presenza stimola i fibroblasti ad aumentare la loro attività biosintetica sul precollagene che a sua volta, trasformato in collagene, assicura al connettivo la disponibilità della sua proteina di sostegno. Il fabbisogno di vitamina C giornaliero è di 20-30 mg per un soggetto adulto, sano.

L'effetto della vitamina P, appropriatamente chiamata "vitamina della permeabilità", consiste nella protezione che detta vitamina esercita sulle cellule endoteliali rendendo i capillari meno fragili e meno permeabili. Tutto ciò si riflette positivamente sul quadro clinico dello stato prevaricoso con elevata riduzione dell’edema e del senso di pesantezza legati all’aumentata permeabilità, alle microemorragie, agli inestetismi cutanei, espressione, questi, di fragilità vasale.

Quanto fin’ora descritto è anche valido per le nefropatie glomerulari ove la terapia dovrà essere quanto mai precoce, instaurata cioè sin dai primi segni di sofferenza renale ed anche prima, se soggetti diabetici, per i quali la nefropatia, senza una adeguata terapia preventiva, è sempre un evento fatale che tanto più precocemente si manifesta quanto più tardivamente viene instaurata la cura profilattica rivolta in tal senso.

E’appena il caso di ricordare che tanto la vitamina C quanto la vitamina P agiscono come trasportatori di ossigeno e pertanto espletano una valida attività contro i radicali liberi la cui azione è deleteria per tutti i tessuti ma in particolare modo per quello nervoso. Dalla loro perossidazione nessuno dei costituenti della cellula viene risparmiato, né i lipidi di membrana, né le proteine, né gli acidi nucleici: sono proprio questi danni che comportano lo invecchiamento precoce di tutti i sistemi ed in particolare modo di quello nervoso cui geneticamente una riparazione non è possibile mancando questo tessuto di capacità rigenerative.

Non è pertanto da sottovalutare a questo riguardo l’attività antiossidante espletata dai flavoni il cui gruppo fenilico, pare dimostrato, sia capace di inibire la perossidazione delle LDL (lipoproteine a bassa densità) e di frenare la sintesi del trombossano, il che significa, praticamente, allontanare il rischio di coronariopatie. Studi recenti e tutt’ora in pieno sviluppo, ci fanno ben sperare sull’utilità dei flavoni nella profilassi e nella terapia dell’osteoporosi ossia di quel gruppo di malattie di differente origine ma caratterizzate tutte da una elevata riduzione della massa ossea alterata nella sua microstruttura trabecolare e con tendenza alla frattura spontanea, ossia senza alcun sintomo premonitore: l’osso divenuto fragile, ad un minimo sforzo si rompe. In Italia, una donna su tre, di età compresa fra i 50 e gli 80 anni, va incontro a fratture da osteoporosi e si presume che nei prossimi sessanta anni tale incidenza risulterà triplicata. Il problema riguarderà in verità entrambi i sessi anche se con modalità alquanto diverse. L’osso è un tessuto metabolicamente attivo, caratterizzato da processi alterni, di riassorbimento e di neoformazione ossea, onde realizzare il rimodellamento dell’osso. Regolato geneticamente si ha, nelle prime decadi di vita, un ammasso di tessuto che, a seconda della quantità raggiunta, può dar luogo o non, a fratture, causa la cessione di calcio che andrà a fare: nell’uomo in forma progressiva e lineare a partire dalla 3°- 4° decade di vita, mentre nella donna dopo la menopausa, e con una riduzione del totale tessuto scheletrico che nel giro di pochi anni potrà raggiungere persino il 30% anche se, di norma, la riduzione suole oscillare tra il 15-20%.

Le cure dell’osteoporosi, sino a qualche anno fa, sono state ora a base di estrogeni, ora di steroidi anabolizzanti (calciotonina), ora di fluoruri, ora di vitamina D, tutte sempre associate a terapia calcica (calcio-carbonato, citrato, gluconato, fosfato, etc. etc.). In atto particolare attenzione si sta rivolgendo ai flavoni la cui potente capacità antiosteoporotica è già ben nota.

L'azione dei flavoni si eserciterebbe inibendo i siti di riassorbimento osseo e quindi l’attività osteoclasica e stimolando, nel contempo, quella osteoblastica e la sintesi del neocollageno, venendo così a correggere quello squilibrio da osteolisi ed osteosintesi che vi si trova nella osteoporosi ed a ripristinare il normale metabolismo dell'unità funzionale ossea (osteone).

Nei soggetti trattati con detta terapia si è notato che il primo sintomo a scomparire è il dolore e che il suo effetto analgesico rimane protratto ed inalterato nel tempo. Il trattamento con flavoni trova particolare indicazione nella profilassi delle fratture in post-menopausa ma la loro efficacia è parimenti rilevante nella terapia dell’osteoporosi in entrambi i sessi a cominciare dalla 4a decade di vita.

Un litro di succo di bergamotto contiene circa 700 mg di flavoni quanto cioè ne basterebbe per tre giorni di cura per l’osteoporosi in atto mentre per la profilassi ne sarebbe sufficiente un litro per ogni cinque giorni beninteso comunque che durante detta terapia l’alimentazione non dovrà essere povera di calcio; il fabbisogno calcico potrà ancora essere garantito da una preparazione <<galenica>> che da oltre cinquant’anni viene ancora consumata presso molte famiglie sulla nostra fascia ionica e che, in passato, aveva trovato la sua prima indicazione probabilmente come terapia calcica coadiuvante nelle malattie tubercolari.

Informazioni isolate di un discreto numero di soggetti molto attendibili anche se solo in parte controllate ci darebbero da pensare che il succo di bergamotto manifesti effetti terapeutici ancora in diverse altre malattie quali quelle del ricambio lipidico (ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia) e l'uricemia.

A questo riguardo comunque lo studio potrà essere compiuto su larga scala e con minima spesa: i soggetti da esaminare sarebbero quelli scelti fra individui i cui valori plasmatici del colesterolo, dei trigliceridi e dell’acido urico risulterebbero notoriamente alterati. La terapia col succo verrebbe resa gratuita distribuendo ai soggetti in esame un adeguato quantitativo di <<bocce>> ossia di frutti di bergamotto cui sia già stata estratta l'essenza. La fornitura potrebbe essere elargita, come dicevamo, gratuitamente, e dalle nostre Cooperative di Brancaleone e di Bruzzano, e, per la massima parte, dai laboratori del Consorzio senza voler escludere altri operatori che volessero partecipare, alle stesse condizioni, a questa iniziativa. Gli esami di laboratorio dovrebbero essere eseguiti per almeno tre volte durante questo studio: il primo prelievo dovrebbe essere eseguito entro 30 giorni prima dell’inizio della terapia; il secondo dopo sessanta giorni di cura ed il terzo dopo trenta giorni dal termine della cura. In pratica la terapia con succo di bergamotto avrebbe una durata di circa 90 giorni, quanti cioè ne assicura di solito la durata di lavorazione di questo prodotto. L'informazione di questa iniziativa sarà resa pubblica per mezzo stampa ed i risultati, quali essi siano, saranno parimenti comunicati pubblicamente.

Da tutto quanto è stato finora detto emerge chiara e semplice una conclusione di facile intuizione e cioè che: chi si cura con succo di bergamotto per una delle malattie sopra indicate (flebopatie, osteoporosi, vasculopatie, discrasie ematiche, nefropatie, etc.) si cura nel contempo anche per tutte le altre che eventualmente vi si trovano associate nello stesso soggetto o, quanto meno, le previene o le ritarda, qualora fossero destinate geneticamente, o per altre cause a fare la loro comparsa nei rimanenti anni di vita.

Ed ora, è proprio il caso di dirlo, dulcis in fundo! Tonsilliti, faringiti, stomatiti, alitosi di qualsiasi natura trovano nell’uso di caramelle al bergamotto rimedio veramente sorprendente per la sua efficacia ed assolutamente innocuo tanto da poterlo somministrare anche a bambini di tenera età. Solo una, due caramelle opportunamente elaborate riescono a produrre la scomparsa spesso nella stessa giornata di cura e dare sollievo di quei noiosi disturbi che solitamente si presentano nelle flogosi del cavo orale e del faringe; o porre gradevole rimedio a quello inconveniente che tanto negativamente incide nelle relazioni umane eche è l'alitosi.

A conclusione di questa nota è ancora bene ricordare che mai è stata denunciata alcuna forma di malattia di carattere professionale che si sarebbe potuta attribuire a tutti i lavori legati alla raccolta ed alla trasformazione del bergamotto. E’stato possibile evidenziare piuttosto nei lavoratori del settore una notevole riduzione di malattie reumatiche tanto di tipo infiammatorio che degenerativo nonché di dermopatie alle mani di natura micotica o parassitaria.

Mentre stavo scrivendo queste note divulgative sono stati pubblicati alcuni articoli su "La Gazzetta del Sud" nei quali, secondo il parere autorevolissimo dell’Onorevole Prof. Nistico', presidente della Regione Calabria, l’essenza di bergamotto avrebbe altre possibili applicazioni sia come antivirale in genere sia come farmaco specifico per la sclerosi multipla.
 

**********
 

Dott. Giorgio Retez
Via Nazionale 163
89030 Capo Spartivento (RC)
ITALIA
----------------------------
Tel. 0965-763374
 

Questa nota ha semplicemente scopo divulgativo e lo scrivente sarebbe particolarmente grato se la si potesse sottoporre al parere autorevolissimo dell’Onorevole Prof. Giuseppe Nisticò anche alla luce delle recentissime acquisizioni che vedrebbero ancora per l’essenza di bergamotto altre possibili applicazioni sia come antivirale in genere sia come farmaco specifico per la sclerosi multipla.

Felicemente appropriata l’affermazione del Prof. Nisticò in riferimento alla presunta cancerogenità dell’essenza, che "qualunque sostanza in eccesso può far male". Lo dimostrano i melanomi cui vanno incontro i marinai con maggiore frequenza di ogni altra categoria di lavoratori perché costretti a stare per lunghe ore del giorno con viso ed arti bagnuzzati dall’acqua marina, esposti all’azione nociva dei raggi ultravioletti emanati dal sole. Che la polemica sulla cancerogenità di detta sostanza sia espressamente "strumentale" ce lo assicura il fatto che mai medico di questa riviera ionica ove prosperosamente vegeta la pianta di bergamotto ci risulta abbia denunziato casi di tumori maligni della pelle imputabili comunque ad effetto neoplastico dell’olio essenziale di bergamotto.

Chi scrive, durante la sua attività di medico di famiglia e di quella di funzionario di medicina pubblica ove operò per ben 25 anni per l’assistenza sanitaria di oltre 42 mila cittadini quasi tutti ricadenti in aree ove l'albero di bergamotto prospera in cultura intensiva, non ha mai riscontrato caso alcuno di tumore della pelle o di altro sistema che comunque potesse avere riferimento eziologico con l’essenza.

Interessato al problema della cancerogenità prima come uomo che opera sanitariamente e, con non meno interesse, come cittadino che vedrebbe con la eliminazione di tale piantagione una grossissima perdita nell’occupazione e nell’economia della nostra provincia, non vorrebbe assistere alla scomparsa di tale eccellente prodotto, chiamato a buona ragione fino a non molto tempo addietro "l’oro verde" della Calabria, così come è accaduto per il gelsomino di cui soppravvive solo il nome fantasma nella toponomastica della nostra costa.

Orbene, nonostante ogni accurata attenzione rivolta sotto questa luce, nessun caso di tumore è stato possibile rilevare, anzi al contrario, una scrupolosa indagine, rivolta con particolarità verso i soggetti che maggiormente sono stati impegnati nella manipolazione dell’essenza di bergamotto e dei suoi derivati, sin da quando l’estrazione veniva praticata "alla garibaldina", ossia con macchinari primitivi ed ancora per lungo tempo, col sistema esclusivamente manuale, della ronchetta - coltello ricurvo e tagliente - e con la spugna. Altra operazione era la lavatura e la cucitura dei sacchetti di panno molto resistente dentro i quali veniva immessa la "mollica", costituita da detriti di buccia di bergamotto, che sottoposti a premitura con torchio, permettevano il recupero di ulteriore quantitativo di essenza. Questa operazione comportava la lacerazione dei sacchetti e l'incrostazione degli stessi che per la riutilizzazione dovevano essere ricuciti e lavati in abbondante acqua.

L'operazione di lavaggio avveniva spesso presso i torrenti, difettando, almeno per il passato, molti dei nostri paesi di condutture di acqua e pertanto con una lunga ed intensa esposizione al sole delle mani e dellebraccia, tenute continuamente bagnate ed intrise di essenza. Questa fase di lavoro, ritenuta molto importante, veniva svolta con accuratezza dai cosiddetti "capi

macchina" (ve n’era uno per ogni opificio) che erano i veri responsabili di tutte le operazioni che venivano svolte nello stabilimento.

Il sottoscritto è stato il medico di fiducia di due di questi e delle loro famiglie per circa cinquant’anni: morirono entrambi alla veneranda età di 93 anni compiuti svolgendo tale lavoro per oltre 65 anni, superando felicemente le ere presulfamidica e pre-antibiotica e conservando sempre uno stato di ottima salute che ha permesso loro ancora, durante il periodo di pensionamento, di coltivare il loro orticello e di accudire ad altre mansioni di natura agricola fino a qualche giorno prima della loro morte. Tutt’altro che cancerogeno, dunque, il bergamotto per i lavoratori di questo settore: "elisir di lunga vita" sarebbe certamente più esatto definire questa magica sostanza!

Giorgio Retez

Giorgio Retez
Medico chirurgo
Via Nazionale 163
89030 Capo Spartivento (RC)
-----------------------------
Tel. 0965-763374